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‘Er Francia’ primeggia a Parigi: Nicola Pietrangeli campione di Slam

Gianni Clerici era forse il maggior conoscitore al mondo di Nicola Pietrangeli, tanto da aver persino rifiutato di scriverne una biografia, diceva lui. Lo conosceva talmente bene da poter dissertare di ogni singolo gesto tecnico che uscisse dalle mani sapienti di quel prodigio del tennis che era Nicola. Ecco, Gianni c’era sempre stato, sin da quando un sedicenne Nick, al Tennis Parioli, l’aveva fulminato con un paio di passanti di rovescio, che già prefiguravano il suo futuro splendente. I ragazzotti di Roma all’epoca, vista la cadenza francese che si portava dietro dalla sua infanzia tunisina, l’avevano ribattezzato ‘Er Francia’.

Vermaak si congratula con Pietrangeli. (©Il Tennis Italiano)

Gianni lo conosceva benissimo: eppure, quando giunse la sua consacrazione, sabato 30 maggio 1959, giorno in cui sconfisse il sudafricano Ian Vermaak per alzare nell’assolato cielo parigino la coppa del Roland Garros, Gianni non sedeva sulle tribune. Di quell’assenza Clerici si sarebbe poi discolpato così, in un’intervista del 2013 su Repubblica per gli ottant’anni di Pietrangeli: «Pensate che, giovane inviato de Il Giorno, il mio amato direttore, Italo Pietra, non aveva ritenuto importante la trasferta», nella quale poi Pietrangeli avrebbe ottenuto «una vittoria contro il poco conosciuto sudafricano Vermaak, il cui serve and volley era stato sommerso dai passanti di Nicola».  

Parigi, 30-05-1959, Finale Roland Garros: Nicola Pietrangeli – Ian Vermaak 3-6; 6-3; 6-4; 6-1

Per quanto eclatante, questa mancanza negli archivi Clerici ci permette di leggere la narrazione di quel successo, il primo storico Slam vinto da un italiano, da un’altra prospettiva, quella delle edizioni dell’epoca de Il Tennis Italiano, rivista di punta del ‘bel paese’, e Tennis de France, il corrispettivo d’oltralpe. Cominciando da quest’ultimo, si possono brevemente analizzare le scelte stilistiche dei due periodici. 

Innanzitutto, Tennis de France dedicò al nativo di Tunisi la copertina dell’edizione di luglio 1959, dove si vedeva un Pietrangeli intento a saltare la rete di gioco, gesto con cui valicava il confine fisico e simbolico che lo separava dall’avversario, prima di congratularsi con Vermaak, la grande rivelazione del torneo parigino. Quest’iconico balzo, tutt’altro che banale, era l’ultimo di una serie di gesti che avevano reso Pietrangeli popolarissimo in terra francese, al di là delle sue origini: così apprezzato che il primo articolo a lui dedicato, firmato da Henri Gault (diventato poi famoso per le guide gastronomiche), lo incoronava come «Fantaisiste – Brillant – Follement doué et charmant» (estroso – brillante – estremamente talentuoso e incantevole). 

L’articolo seguente, a firma del caporedattore della rivista Gil de Kermadec (che Clerici non stentava a definire uomo geniale), era uno splendido omaggio al gioco di Pietrangeli, descritto in un dettagliato ‘étude techinque’ dal titolo ‘Le style Pietrangeli’, con un apparato fotografico-didascalico molto puntuale. Il tennis dell’italiano veviva qui definito ‘de classe internationale’, soprattutto perché «sa souplesse, son équilibre et, peut-être, une sorte de nonchalance, font de lui un joueur extrêmement plaisant à voir» (La sua agilità, il suo equilibrio e, forse, una sorta di nonchalance, fanno di lui un giocatore estremamente piacevole da vedere). 

Passando a Il Tennis Italiano, nell’edizione di luglio-agosto 1959, il focus si spostava sull’eccezionalità di un Pietrangeli ‘due volte vittorioso a Parigi’, sia in singolo che in doppio con Orlando Sirola. Paradossalmente, nonostante il trionfo italiano, i toni non eran poi così encomiastici, se è vero che l’attacco del reportage firmato da Chantal Kuntz recitava così: 

Non è una novità che il livello attuale del tennis dilettantistico mondiale è piuttosto modesto. Ne abbiamo avuto una riprova assistendo a Parigi alla 57° edizione dei Campionati Internazionali di Francia, alla quale non erano presenti i più forti tennisti statunitensi (e per primo Olmedo).

Il tiro veniva ben presto aggiustato con la precisazione che «l’assenza dei Campioni d’oltre Oceano nulla deve togliere al valore dell’affermazione conquistata da Nicola Pietrangeli che per la sua cavalleria, per la bellezza del suo giuoco ha conquistato le folle parigine». 

Curioso, infine, lo speciale “Come ho vinto Parigi”, firmato dallo stesso Pietrangeli, dove si leggeva, tra le altre cose, un divertente aneddoto sulle celebrazioni post-torneo: 

I festeggiamenti per il mio titolo mi costarono tutti i premi. Prima dei Campionati avevo promesso ad alcuni amici che se avessi vinto sarebbero stati miei ospiti per una cenetta a base di caviale e champagne. Ebbene, se ne ricordarono tutti, quei bei tipi; e vennero in quindici alla domenica sera. Al «Crazy Horse», dove sono di casa, offrì il proprietario; ma poi, al «Club de l’Étoile» dovetti pagare io. Il caviale consumato non fu molto, ma lo champagne corse a fiumi. Sirola, che non aveva scommesso nulla, pagò una sola bottiglia.